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Secondo la tradizione yogica, il digiuno rappresenta una pratica importantissima non solo a livello fisico, ma anche e soprattutto a livello psicologico e spirituale.
Il riposo degli organi dell’apparato digerente permette infatti l’espulsione di tossine accumulate nelle cellule, anche quelle del sistema nervoso, determinando una pulizia del corpo e della mente, con conseguente aumento di lucidità e vitalità.
Inoltre, a livello caratteriale praticare il digiuno stimola la nostra forza interiore e la disciplina, mentre a livello spirituale, il rilascio delle emozioni conseguente al rilascio delle tossine, aumenta la nostra di connessione, elevando lo spirito.
Sappiamo come la luna abbia una grande influenza sulla natura ed in particolare sull’acqua (le maree sono il fenomeno più macroscopico di questo effetto) e considerando che il corpo umano è costituito per circa il 70% di acqua, possiamo capire come le fasi della luna abbiano un profondo impatto anche sul nostro funziona-mento biologico ed in particolare sui nostri liquidi: ciclo mestruale, circolazione sanguigna e linfatica e …succhi gastrici.
Per questo i maestri antichi, hanno stabilito che i momenti più favorevoli per praticare il digiuno o il semi-digiuno, siano l’undicesimo giorno di luna crescente e l’undicesimo giorno di luna calante, detti Ekadashi. In questi giorni, non solo risulta più facile astenersi dai pasti, ma soprattutto i benefici del digiuno, in termini di disintossicazione e rigenerazione, risultano amplificati.
Per onestà devo ammettere che, oltre a non essere completamente vegetariana, ho iniziato a praticare il digiuno soltanto da pochissimo tempo. Negli anni passati ho provato e riprovato, senza esserne mai veramente convinta: o meglio, adducevo motivazioni puramente determinate dai miei personali blocchi interiori.
Ma grazie agli insegnamenti appresi, ho capito l’importanza profonda di questa pratica i cui benefici fisici, mentali e spirituali sono davvero imparagonabili e l’ho abbracciata con fiducia.
Ci sono due modi per effettuare il digiuno: astenersi dal pasto serale (Ardha Ekadashi) oppure da tutti i pasti per 24 ore (Purna Ekadashi), dalla cena del giorno prima, fino alla colazione del giorno dopo.

In entrambi i casi, si può tranquillamente bere tisane e acqua, meglio se calda e dopo essere stata bollita per 10 minuti.
Personalmente, consiglio di iniziare con il semi-digiuno per imparare in modo dolce a gestire gli ostacoli della mente e poi col tempo, procedere mangiando solo verdure o soltanto un tipo di alimento (ad esempio mele) eliminando per primi cereali, legumi e naturalmente prodotti animali, fino ad arrivare al digiuno completo di 24 ore.
Mi preme ricordare che, come qualsiasi indicazione presente in questa agenda, la pratica del digiuno dovrebbe tenere conto delle caratteristiche personali e di salute del periodo che si sta vivendo.
Secondo l’ayurveda, ad esempio, non andrebbe praticato da chi ha un eccesso di aria ed etere nella propria costituzione (perché le loro qualità di secchezza e leggerezza vengono aggravate con il digiuno, portando eccessiva debolezza e agitazione mentale), ma in generale se non siamo in equilibrio psico-fisico non andrebbe effettuato, in quanto è una pratica intensa, che sollecita i nostri limiti psicologici e fisici.
Resta il fatto, che ridurre il consumo di cibo, sia in varietà che in quantità, sarebbe davvero necessario non tanto per perdere peso ma per bruciare tossine, sciogliere blocchi e così alleggerire il nostro cammino evolutivo.
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